venerdì 23 dicembre 2016

Orari celebrazioni liturgiche - Santuario S. Antonio di Padova - Frati Minori - Milano


Santuario S. Antonio di Padova
Via Carlo Farini 10, 20154 Milano
Tel. 02 655 1145



COME RAGGIUNGERE IL SANTUARIO

Metro lilla, M5, fermata Monumentale
Metro Verde, M2 fermata Garibaldi
Ferrovie Trenord, Stazione Milano Porta Garibaldi
Passante ferroviario, Stazione Milano Porta Garibaldi
Linee tramviarie 4, 2, 10




mercoledì 16 novembre 2016

Domenica 20 novembre 2016 si festeggia Santa Elisabetta d'Ungheria nel Santuario di S. Antonio di Padova a Milano

Domenica 20 novembre p.v., nel Santuario di Sant'Antonio di Padova in  via Carlo Farini 10 a Milano, si celebra la Festa di Santa Elisabetta d'Ungheria, patrona dell'Ordine Francescano Secolare - OFS - .

In questa giornata ci saranno  nel Santuario le rose bianche di Santa Elisabetta.



L'ESEMPIO DI VITA EVANGELICA
DI SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA
Magyarországi Szent Erzsébet 

Nata nel 1207 Elisabetta visse nella Corte ungherese solo i primi quattro anni della sua infanzia, assieme a una sorella  e tre fratelli. La sua fanciullezza felice fu bruscamente interrotta quando, dalla lontana Turingia, giunsero dei cavalieri per portarla nella nuova sede in Germania centrale. Secondo i costumi di quel tempo, infatti, suo padre aveva stabilito che Elisabetta diventasse principessa di Turingia. Il conte di quella regione era uno dei sovrani più ricchi ed influenti d'Europa all'inizio del XIII secolo, e il suo castello era centro di magnificenza e di cultura. Elisabetta partì dalla sua patria con una ricca dote e un grande seguito, comprese le sue ancelle personali, due delle quali le rimarranno amiche fedeli fino alla fine. Sono loro che ci hanno lasciato preziose informazioni sull'infanzia e sulla vita della Santa.


Dopo un lungo viaggio giunsero ad Eisenach, per salire poi alla fortezza di Wartburg, il massiccio castello sopra la città. Qui si celebrò il fidanzamento tra Ludovico ed Elisabetta. Negli anni successivi, mentre Ludovico imparava il mestiere di cavaliere, Elisabetta e le sue compagne studiavano tedesco, francese, latino, musica, letteratura e ricamo. Nonostante il fatto che il fidanzamento fosse stato deciso per motivi politici, tra i due giovani nacque un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. All'età di diciotto anni, Ludovico, dopo la morte del padre, iniziò a regnare sulla Turingia. Elisabetta divenne però oggetto di sommesse critiche, perché il suo modo di comportarsi non corrispondeva alla vita di corte. Così anche la celebrazione del matrimonio non fu sfarzosa e le spese per il banchetto furono in parte devolute ai poveri. Nella sua profonda sensibilità Elisabetta vedeva le contraddizioni tra la fede professata e la pratica cristiana. Non sopportava i compromessi. Una volta, entrando in chiesa nella festa dell'Assunzione, si tolse la corona, la depose dinanzi alla croce e rimase prostrata al suolo con il viso coperto. Quando la suocera la rimproverò per quel gesto, ella rispose: "Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re Gesù Cristo coronato di spine?". Come si comportava dinanzi a Dio, allo stesso modo si comportava verso i sudditi. Tra i  Detti delle quattro ancelle troviamo questa testimonianza: "Non consumava cibi se prima non era sicura che provenissero dalle proprietà e dai legittimi beni del marito. Mentre si asteneva dai beni procurati illecitamente, si adoperava anche per dare risarcimento a coloro che avevano subito violenza". Un vero esempio per tutti coloro che ricoprono ruoli di guida: l'esercizio dell'autorità, ad ogni livello, dev'essere vissuto come servizio alla giustizia e alla carità, nella costante ricerca del bene comune. Elisabetta praticava assiduamente le opere di misericordia: dava da bere e da mangiare a chi bussava alla sua porta, procurava vestiti, pagava debiti, si prendeva cura degli infermi e seppelliva i morti. Scendendo dal suo castello, si recava spesso con le sue ancelle nelle case dei poveri, portando pane, carne, farina e altri alimenti. consegnava i cibi personalmente e controllava con attenzione gli abiti e i giacigli dei poveri. Questo comportamento fu riferito al marito, il quale non solo non ne fu dispiaciuto, ma rispose agli accusatori: "Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!". Il suo fu un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiutava il coniuge ad elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, proteggeva la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. Sempre più ammirato per la grande fede della sposa, Ludovico, riferendosi alla sua attenzione verso i poveri, le disse: "Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura". Una chiara testimonianza di come la fede e l'amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l'unione matrimoniale. 
La giovane coppia trovò appoggio spirituale nei Frati Minori, che, dal 1222, si diffusero in Turingia. Tra di essi Elisabetta scelse frate Ruggero come direttore spirituale. Quando egli le raccontò la vicenda della conversione del giovane e ricco mercante Francesco d'Assisi Elisabetta si entusiasmò ulteriormente nel suo cammino di vita cristiana. Da quel momento, fu ancora più decisa nel seguire Cristo povero e crocifisso, presente nei poveri. anche quando nacque il primo figlio, seguito poi da altri due, la nostra Santa non tralasciò mai le sue opere di carità. Aiutò inoltre i Frati Minori a costruire un convento, di cui frate Ruggero divenne il superiore.
Una dura prova fu l'addio al marito, a fine giugno del 1227 quando Ludovico IV si associò alla crociata dell'imperatore Federico II, ricordando alla sposa che quella era una tradizione per i sovrani di Turingia. Elisabetta rispose: "Non ti tratterrò. Ho dato tutta me stessa a Dio ed ora devo dare anche te". La febbre, però, decimò le truppe e Ludovico stesso cadde malato e morì ad Otranto, prima di imbarcarsi, nel settembre 1227, all'età di ventisette anni. Elisabetta, appresa la notizia, ne fu così addolorata che si ritirò in solitudine, ma poi, fortificata dalla preghiera e consolata dalla speranza di rivederlo in Cielo, ricominciò ad interessarsi degli affari del regno. La attendeva, tuttavia, un'altra prova: suo cognato usurpò il governo della Turingia, dichiarandosi vero erede di Ludovico ed accusando Elisabetta di essere una pia donna incompetente nel governare. La giovane vedova, con i tre figli, fu cacciata dal castello e si mise alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. Solo due delle sue ancelle le rimasero vicino, la accompagnarono e affidarono i tre bambini alle cure degli amici di Ludovico.  Peregrinando per i villaggi, Elisabetta lavorava dove veniva accolta, assisteva i malati, filava e cuciva. Durante questo calvario sopportato con grande fede, con pazienza e dedizione a Dio, alcuni parenti, che le erano rimasti fedeli e consideravano illegittimo il governo del cognato, riabilitarono il suo nome. Così Elisabetta, all'inizio del 1228, poté ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia a Marburgo, dove abitava anche il suo direttore spirituale Fra' Corrado. Fu lui a riferire al Papa Gregorio IX il seguente fatto: " Il venerdì santo del 1228, poste le mani sull'altare nella cappella della sua città Eisenach, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni frati e familiari, Elisabetta rinunziò alla propria volontà e a tutte le vanità del mondo. Ella voleva rinunziare anche a tutti i possedimenti, ma io la dissuasi per amore dei poveri. Poco dopo costruì un ospedale, raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Avendola io rimproverata su queste cose, Elisabetta rispose che dai poveri riceveva una speciale grazia ed umiltà". Possiamo scorgere in questa affermazione una certa esperienza mistica simile a quella vissuta da san Francesco: il Poverello di Assisi dichiarò infatti nel suo testamento che, servendo i lebbrosi, quello che prima gli era amaro fu tramutato in dolcezza dell' anima e del corpo. Elisabetta trascorse gli ultimi tre anni nell'ospedale da lei fondato, servendo i malati, vegliando con i moribondi. Cercava sempre di svolgere i servizi più umili e i lavori più ripugnanti. Ella divenne quella che potremmo chiamare una donna consacrata in mezzo al mondo e formò, con altre sue amiche, vestite in abiti grigi, una comunità religiosa. Non a caso è patrona del Terzo Ordine Regolare di san Francesco e dell'Ordine Francescano Secolare. Nel novembre del 1231 fu colpita da forti febbri. Quando la notizia della sua malattia si propagò, moltissima gente accorse a vederla. Dopo una decina di giorni, chiese che le porte fossero chiuse, per rimanere da sola con Dio. Nella notte del 17 novembre si addormentò dolcemente nel Signore.Le testimonianze sulla sua santità furono tante e tali che, solo quattro anni più tardi, il papa Gregorio IX la proclamò Santa e, nello stesso anno, fu consacrata la bella chiesa costruita in suo onore a Marburgo. Nella figura di santa Elisabetta vediamo come la fede, l'amicizia con Cristo creino il senso della giustizia, dell'uguaglianza di tutti, dei diritti degli altri e creino l'amore, la carità. E da questa carità nasce anche la speranza, la certezza che siamo amati da Cristo e che l'amore di Cristo ci aspetta e così ci rende capaci di imitare Cristo e di vedere Cristo negli altri. Santa Elisabetta ci invita a riscoprire Cristo, ad amarLo, ad avere la fede e così trovare la vera giustizia e l'amore, come pure la gioia che un giorno saremo immersi nell'amore divino, nella gioia dell'eternità con Dio.

f.l.c.
Tratto da Sant'Antonio N. 3-4 LUGLIO-DICEMBRE 2011
BOLLETTINO DEL SANTUARIO DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
20154 MILANO - VIA FARINI 10





17 novembre - Lodi Mattutine - Inno

O Santa Elisabetta,
accogli il nostro canto:
dal gaudio del Signore
ascolta chi ti prega.

In terra hai conosciuto
la pena dell'esilio:
guida alla patria eterna
chi è ancora pellegrino

Per Cristo hai rinunciato
alla gloria terrena:
donaci di stimare
soltanto i beni eterni.

Tu hai vinto le insidie
dell'eterno nemico:
imploraci da Dio 
l'aiuto che ci salva.

Onore sia al Padre,
lode al divin Figlio,
grazia al Santo Spirito,
nei secoli eterni. Amen.




Bibliografia:


lunedì 3 ottobre 2016

4 ottobre - San Francesco d'Assisi, diacono, fondatore dei tre ordini, patrono d'Italia

"Tutti i frati si impegnino a seguire l'umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che di tutto il mondo, come dice l'Apostolo, noi non dobbiamo avere nient'altro, se non il cibo e l'occorrente per vestirci e di questo ci dobbiamo accontentare. e devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. E quando sarà necessario, vadano per l'elemosina. e non si vergognino, ma si ricordino piuttosto che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo  Onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò. E fu povero e ospite e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli. E quando gli uomini li facessero arrossire e non volessero dare loro l'elemosina, ne ringrazino Iddio, perché per tali umiliazioni riceveranno grande onore  presso il tribunale del Signore nostro Gesù Cristo."  San Francesco d'Assisi, Regola non bollata, Capitolo IX,  "Del chiedere l'elemosina", Fonti Francescane 29,30,31



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martedì 13 settembre 2016

17 settembre - San Francesco d'Assisi, Impressione delle Stimmate

Antifona d'ingresso (Gal 6,14)
Quanto a me non ci sia altro vanto
che nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo,
per mezzo della quale
il mondo per me è stato crocifisso,
come io per il mondo.

Vicente Carducho (Firenze, 1576 circa, Madrid, 1638) - San Francesco d'Assisi riceve le stimmate,
Madrid, Ospedale della V.O.T. (Venerable Orden Terzera) di San Francesco d'Assisi
Impressione delle stimmate di San Francesco di Assisi (clicca qui)
Museo dei Capuccini - Milano (clicca qui)

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domenica 31 luglio 2016

2 agosto 2016 - Il Perdono di Assisi - Santuario S. Antonio di Padova in Milano




Condizioni richieste

L'indulgenza del Perdono di Assisi è lucrabile da mezzogiorno del 1° agosto a mezzanotte del 2 agosto oppure, con il consenso dell'Ordinario, nella domenica precedente o seguente (a partire dal mezzogiorno del sabato fino a mezzanotte della domenica).

  1. Visitare la chiesa della Porziuncola, o una chiesa parrocchiale o una chiesa francescana, o una chiesa che ne abbia l'indulto. Recitare il Credo, per confermare la propria identità cristiana, e il Padre nostro, per confermare la propria dignità di figli di Dio.
  2. Accostarsi al sacramento della Riconciliazione per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).
  3. Partecipare alla Santa Messa e Comunione eucaristica.
  4. Pregare secondo le intenzioni del Santo Padre (almeno un Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
  5. Escludere qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
Nella Porziuncola di Assisi l'indulgenza è lucrabile tutti i giorni dell'anno.

La Confessione, la Comunione e le preghiere secondo le intenzioni del Sommo Pontefice possono essere effettuate entro otto giorni precedenti o successivi (se non si è in peccato mortale) al giorno dell'indulgenza; tuttavia è conveniente che la Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte lo stesso giorno in cui si visita il luogo sacro prescelto e si partecipa alla santa Messa.
Tratto da Sulla tua Parola
Messalino, luglio /agosto 2014, pag. 274
Editrice Shalom



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martedì 31 maggio 2016

13 GIUGNO 2016 - LA FESTA DI S. ANTONIO DI PADOVA IN SANTUARIO

1° GIUGNO - INIZIO TREDICINA IN ONORE DEL SANTO
SANTA MESSA ORE 18,30

Chiesa penitenziale del Giubileo della Misericordia

FESTA DI SANT'ANTONIO A MILANO . VIA CARLO FARINI 10



Mezzi di trasporto:
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